Calabria: Curiosità
IL TESORO DI ALARICO
Secondo una leggenda, appena giunto in Calabria, Alarico, re dei Visigoti, morì nei pressi di Cosenza. Per impedire che la sua tomba venisse profanata, i suoi uomini decisero di seppellirlo sotto il fiume Busento: così deviarono il corso del fiume, scavarono una grande fossa e vi calarono il corpo del re, vestito e armato di tutto punto, assieme all'amato cavallo e al suo immenso tesoro. Poi coprirono la tomba e riportarono il fiume a scorrere nel suo letto. Per secoli la gente cercò di recuperare le ricchezze del sovrano, ma nessuno mai ci riuscì e il tesoro di Alarico è custodito ancora oggi dalle placide acque del nume.
IL PINO LORICATO
In Calabria, sul massiccio del Pollino vive una specie particolare di pino che è in via di estinzione: si tratta del pino loricato, un albero presente solo qui e in poche altre regioni della Bosnia e della Grecia. II pino loricato trae il suo nome dall'aspetto della sua corteccia,spessa e irta come una corazza degli antichi Romani che veniva chiamata anche Iorica". È un albero alto, robusto, che a volte può assumere forme contorte, ma soprattutto è molto longevo: alcuni pini, infatti, possono superare i 900 anni di vita! Probabilmente un tempo, nella nostra penisola e in Europa, esistevano molti esemplari di questo albero; oggi, a causa dell'allevamento allo stato brado del bestiame, è quasi scomparso; infatti i suoi germogli sono un piatto irresistibile per le mandrie. Sul Pollino, dove cresce anche oltre i 2000 metri, il pino loricato è una pianta protetta.
LA BELLA SCILLA
In Calabria si racconta che Scilla, l'alta scogliera che si affaccia sullo stretto di Messina, un tempo era una bella fanciulla dagli occhi grandi e dai lunghi capelli neri. Un giorno Glauco, una divinità che viveva nelle profondità marine, la vide e se ne innamorò perdutamente. Scilla però non lo degnava della minima attenzione, anzi era molto infastidita da tutti i suoi complimenti e dai regali che il dio le donava ogni giorno. Dapprima Glauco fu paziente, ma poi, visto che il tempo passava e non riusciva a conquistare la bella ninfa, si arrabbiò. La sua ira fu talmente grande che il suo amore si trasformò in odio e così, servendosi dei suoi poteri magici, Glauco trasformò Scilla in un orribile mostro, per metà donna e per metà pesce. La povera fanciulla dalla vita in su conservava ancora il suo aspetto femminile, ma dalla vita in giù al posto delle gambe aveva la coda di un delfino. Scilla, incredula e disperata, scoppiò a piangere, invocando la pietà di Glauco, ma la divinità marina fu irremovibile. Allora Scilla, presa dallo sconforto, si gettò in mare: non appena toccò l'acqua si sollevarono onde altissime che formarono un enorme e spaventoso gorgo dal quale emerse un'alta scogliera. Ma la scogliera non era fatta solo di roccia: imprigionata al suo interno, viveva ancora l'anima dell'infelice Scilla, anima che la disperazione aveva reso crudele e spietata. Così sfogava la sua rabbia sui malcapitati naviganti che attraversavano lo stretto, attirando come una gigantesca calamita le loro imbarcazioni e facendole schiantare contro la costa.
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